L’aggettivo
L’aggettivo è una parola che accompagna un nome e che serve a specificare alcune sue caratteristiche:
Un eroe invincibile
Qui ad esempio l’aggettivo invincibile ci dice che l’eroe (cioè il nome a cui è legato) non può essere sconfitto.
Un aggettivo ha sempre lo stesso genere (maschile o femminile) e lo stesso numero (singolare o plurale) del nome:
Una bella serata
Mio nonno
Il nome serata è femminile e singolare, quindi lo è anche l’aggettivo bella. Allo stesso modo, il nome nonno è maschile e singolare, quindi lo è anche l’aggettivo mio.
Esistono anche aggettivi invariabili, cioè che hanno un’unica forma per maschile, femminile, singolare e plurale, come ad esempio l’aggettivo perbene, che rimane uguale davanti a un nome di qualsiasi genere e di qualsiasi numero (un uomo perbene, una donna perbene, amici perbene…).
Gli aggettivi possono essere di due tipi:
- gli aggettivi qualificativi indicano una qualità del nome, cioè ci dicono com’è (bello, pigro, noioso, forte…)
- gli aggettivi determinativi precisano a chi appartiene, in che quantità è o dove si trova il nome (mio, qualche, questo…)
Aggettivi qualificativi
Gli aggettivi qualificativi si distinguono in base al grado e alla struttura che presentano. Il grado indica in che misura la qualità espressa dall’aggettivo è presente nel nome, mentre la struttura riguarda la conformazione dell’aggettivo.
Per quanto riguarda il grado, ne esistono in tutto tre:
Grado positivo
Esprime la qualità dell’aggettivo senza fare confronti (Paolo è alto).
Grado comparativo
Esprime un paragone con qualcuno o qualcosa (Paolo è più alto di Marco).
Il comparativo può essere:
- di maggioranza (più alto)
- di minoranza (meno alto)
- di uguaglianza (tanto alto quanto)
Grado superlativo
Indica che la qualità è presente in ampia misura (Paolo è altissimo).
Il superlativo può essere:
- assoluto (altissimo)
- relativo (il più alto)
Il comparativo di maggioranza e il superlativo relativo si distinguono in base al fatto che davanti a più ci sia o meno l’articolo.
I seguenti aggettivi hanno il comparativo e il superlativo che si formano in maniera irregolare:
Positivo | Comparativo | Superlativo |
Buono | Migliore | Ottimo |
Cattivo | Peggiore | Pessimo |
Grande | Maggiore | Massimo |
Piccolo | Minore | Minimo |
Ad esempio, diremo “Paolo è migliore di Marco” e non “Paolo è più migliore di Marco”.
Anche se in teoria non sono corrette, ormai sono comunemente accettate anche le forme più buono, buonissimo, più cattivo, cattivissimo eccetera.
Per quanto riguarda la struttura, un aggettivo qualificativo può essere:
Primitivo
Gli aggettivi primitivi sono aggettivi formati unicamente dalla radice e dalla desinenza.
La radice è la parte che racchiude il significato della parola, mentre la desinenza è la parte finale. Ad esempio, l’aggettivo bello è formato dalla radice bell- e dalla desinenza -o.
Di conseguenza, gli aggettivi primitivi non sono formati a partire da un’altra parola. Alla base di bello non c’è un’altra parola, a differenza di amabile, che contiene il verbo amare.
Derivato
Gli aggettivi derivati sono aggettivi che si sono formati a partire da un’altra parola (ad esempio, l’aggettivo sostituibile deriva dal verbo sostituire). Sono caratterizzati dalla presenza di un prefisso (una parte che si mette davanti alla radice, ad esempio in- in infelice) o di un suffisso (una parte che si mette tra la radice e la desinenza, ad esempio -bil- in amabile).
Composto
Gli aggettivi composti sono aggettivi che sono formati dall’unione di due o più parole. Ad esempio, l’aggettivo sacrosanto è formato da sacro e da santo.
Alterato
Gli aggettivi alterati sono aggettivi a cui è stato aggiunto un suffisso che esprime una particolare qualità (ad esempio, magrolino presenta il suffisso -in- e indica una persona allo stesso tempo magra e piccola) e possono essere di quattro tipi:
- diminutivo, cioè indica qualcosa di piccolo (magrolino)
- vezzeggiativo, cioè indica qualcosa di bello (caruccio)
- accrescitivo, cioè indica qualcosa di grande (furbone)
- dispregiativo, cioè indica qualcosa di sgradevole (dolciastro)
Aggettivi determinativi
Gli aggettivi determinativi si suddividono in:
- possessivi
- dimostrativi
- indefiniti
- numerali
- interrogativi
Aggettivi possessivi
Indicano a chi appartiene il nome a cui sono riferiti e sono mio, tuo, suo, nostro, vostro e loro:
Il mio cane
Le nostre case
L’aggettivo loro è invariabile, cioè è sempre uguale sia per il maschile sia per il femminile sia per il singolare sia per il plurale (il loro cane, i loro cani, la loro zia, le loro zie…).
Sono considerati aggettivi possessivi anche proprio e altrui:
Ha realizzato i propri sogni
Non si rubano le cose altrui
L’aggettivo proprio viene utilizzato al posto di suo quando il possessore coincide con la persona, l’animale o la cosa che compie o subisce l’azione del verbo:
Marco ha pulito la propria stanza
Marco ha restituito a Paolo i suoi libri
Nel primo caso la stanza è di Marco (la persona che compie l’azione di pulire), per cui usiamo proprio. Nel secondo caso invece i libri non sono di Marco, bensì di Paolo (che non è la persona che compie l’azione di chiedere), quindi usiamo suo.
Aggettivi dimostrativi
Indicano la posizione del nome rispetto a chi parla o a chi ascolta e sono questo (il nome è vicino a chi parla), quello (il nome è lontano da chi parla e da chi ascolta) e codesto (il nome è vicino a chi ascolta):
Voglio questa penna
Voglio quella penna
Voglio codesta penna
Nel primo caso la penna è vicina a me, nel secondo caso è lontana da me e dalla persona a cui sto parlando, nel terzo caso è vicina alla persona a cui sto parlando.
Sono considerati aggettivi dimostrativi anche medesimo, stesso, tale e altro:
Abbiamo avuto la medesima idea
Il re stesso ha combattuto per la città
Non approvo tale decisione
Ho altri amici
L’aggettivo stesso in italiano cambia significato a seconda di dove si trova all’interno della frase. Se si trova tra l’articolo e il nome a cui è riferito, equivale a un sinonimo di medesimo (ad esempio, la frase “abbiamo avuto la stessa idea” significa che abbiamo avuto un’idea identica). Se invece si trova dopo il nome a cui è riferito, significa in persona (ad esempio, la frase “il re stesso ha combattuto per la città” significa che il re ha personalmente preso parte alla battaglia).
Aggettivi indefiniti
Indicano una quantità indeterminata del nome a cui sono legati:
Alcuni alunni
Qualche libro
Qui ad esempio non possiamo dire con esattezza di quanti alunni e di quanti libri stiamo parlando.
I principali aggettivi indefiniti sono alcuni, parecchio, qualche, nessuno e altro:
Ho trovato parecchio traffico in autostrada
Nessuno studente ha portato il diario
L’aggettivo alcuni può essere usato al singolare solo in frasi negative (non ho visto alcun ragazzo), anche se in questo caso viene spesso usato al suo posto nessuno (non ho visto nessun ragazzo).
Aggettivi numerali
Indicano la quantità precisa del nome a cui sono legati e si distinguono in:
- cardinali (uno, due, tre…)
- ordinali (primo, secondo, terzo…)
- moltiplicativi (doppio, triplo, quadruplo…)
- distributivi (a uno a uno, a due a due…)
- frazionari (un quarto, tre quinti…)
- collettivi (paio, decina, dozzina…)
I cardinali esprimono l’esatta quantità numerica di un nome (ho visto due cani).
Gli ordinali esprimono la posizione di un nome in una serie numerica (vincerò il primo premio).
I moltiplicativi esprimono la quantità di un nome rispetto a un altro (non parcheggiare in doppia fila).
I distributivi esprimono la quantità numerica in base a cui un nome viene distribuito (fate entrare i clienti a uno a uno).
I frazionari esprimono la parte numerica di un insieme, cioè una frazione, e sono formati da un numerale cardinale seguito da un numerale ordinale (tre quarti del teatro sono già stati riempiti).
I numerali collettivi esprimono con un’unica parola un gruppo formato da un determinato numero di persone, animali o cose (compra una dozzina di uova).
Aggettivi interrogativi
Introducono una domanda sulla quantità o sul tipo di nome che accompagnano e sono quale, quanto e che:
Quale bicchiere hai preso?
Quanti libri hai letto?
Che cosa mangi?
L’aggettivo che è invariabile e il suo significato è lo stesso di quale.
La domanda può essere sia diretta (cioè con il punto di domanda alla fine) sia indiretta (introdotta da un verbo e senza il punto di domanda alla fine):
Quale macchina hai comprato?
Voglio sapere quale macchina hai comprato
Gli aggettivi interrogativi sono gli stessi che vengono usati per introdurre un’esclamazione (cioè una frase che termina con il punto esclamativo). In questo caso vengono chiamati aggettivi esclamativi:
Che sorpresa!
Quanta ignoranza!
Come si fa l’analisi grammaticale dell’aggettivo?
Quando ci troviamo di fronte a un aggettivo, dobbiamo indicare i seguenti elementi:
- se è qualificativo o determinativo
- se è maschile o femminile
- se è singolare o plurale
- se è variabile o invariabile
Se è qualificativo, dobbiamo indicare il grado (positivo, comparativo, superlativo) e la struttura (primitivo, derivato, composto, alterato). Inoltre, per il comparativo dobbiamo specificare se è di maggioranza, di minoranza o di uguaglianza, mentre per il superlativo se è assoluto o relativo; in entrambi i casi bisogna poi indicare il grado positivo dell’aggettivo (ad esempio, dobbiamo dire che altissimo è il superlativo assoluto di alto).
Se è determinativo, dobbiamo indicare se è possessivo, dimostrativo, indefinito, numerale o interrogativo. Inoltre, se si tratta di un numerale, dobbiamo specificare di che tipo è.
Ad esempio, nella frase “il primo classificato ha vinto una bellissima medaglia” l’analisi grammaticale degli aggettivi primo e bellissima deve essere fatta in questo modo:
Primo = Aggettivo determinativo, numerale ordinale, maschile, singolare, variabile
Bellissima = Aggettivo qualificativo, superlativo assoluto di “bello”, primitivo, femminile, singolare, variabile.
Come so a quale nome è legato un aggettivo?
Se in una frase ci sono due o più nomi, come faccio a sapere a quale è legato un aggettivo? Innanzitutto, guardiamo il suo genere e il suo numero, così possiamo escludere i nomi che hanno un genere e un numero diverso:
Ho mangiato un panino e un’ottima insalata
L’aggettivo ottima è femminile e singolare, quindi è legato a un nome femminile e singolare. Il nome panino è maschile, per cui possiamo escluderlo. Rimane il nome insalata, che è femminile e singolare, a cui infatti l’aggettivo è legato.
Se però tutti i nomi hanno lo stesso genere e lo stesso numero dell’aggettivo, ci basta individuare il nome più vicino all’aggettivo:
Mio nonno e il custode hanno mangiato insieme
L’aggettivo mio è maschile e singolare, ma sappiamo che è legato al nome nonno (e non al nome custode) per via del fatto che è attaccato ad esso.
Attenzione
Un aggettivo qualificativo si trova solitamente dopo il nome a cui è legato (una villa immensa), mentre un aggettivo determinativo si trova solitamente prima del nome a cui è legato (questo quaderno). Ovviamente non si tratta di una regola fissa, perché può capitare che un aggettivo qualificativo si trovi prima del nome (un clamoroso errore).
Talvolta il fatto che un aggettivo qualificativo si trovi prima o dopo il nome a cui è legato produce una differenza di significato (“un pover’uomo” indica ad esempio un individuo sfortunato, mentre “un uomo povero” indica un uomo senza soldi).
Se un aggettivo si riferisce a più nomi, di solito viene messo al maschile (ho comprato vestiti, scarpe, collane e gioielli costosi). A volte però prende il genere e il numero dell’ultimo nome (ho mangiato dolci e torte buonissime).
Se un aggettivo è preceduto dall’articolo e non è legato a un altro nome, assume la funzione di un nome e viene chiamato aggettivo sostantivato:
I vecchi
In questo caso l’aggettivo vecchio preceduto dall’articolo i indica le persone anziane. Se però dicessimo “i vecchi marinai”, tornerebbe a essere un aggettivo, perché sarebbe legato al nome marinai.
Un aggettivo può avere funzione attributiva (se è legato direttamente a un nome) o funzione predicativa (se fa parte di un predicato nominale, cioè è preceduto da un verbo):
FUNZIONE ATTRIBUTIVA
La musica rumorosa mi infastidisce
FUNZIONE PREDICATIVA
La musica è rumorosa
Nel primo caso l’aggettivo rumorosa è legato direttamente al nome musica. Nel secondo caso invece forma un predicato nominale con il verbo è.