Grammatica

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La metrica greca (schema generale)

La metrica è l’insieme delle leggi che regolano la composizione dei versi poetici.

Per capire questa definizione, facciamo un esempio pratico:

Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia, quand’ella altrui saluta,
ch’ogne lingua devien, tremando, muta
e li occhi no l’ardiscon di guardare.

Leggendo questi versi, ci accorgiamo subito che non siamo di fronte a un testo in prosa, ma a una poesia. C’è infatti un ritmo particolare, che in italiano viene creato alternando secondo un certo schema le sillabe accentate e le sillabe non accentate (oltre che attraverso altri elementi, come ad esempio le rime a fine verso). Le regole che permettono di costruire il ritmo di una poesia sono ciò che chiamiamo metrica.

A differenza però della metrica italiana, che è accentuativa, cioè basata sull’accentazione delle sillabe, la metrica greca è quantitativa, cioè basata sulla quantità delle sillabe. In altre parole, in greco il ritmo del verso non è prodotto dall’accentazione di alcune sillabe invece che di altre, ma dall’alternarsi di sillabe brevi e di sillabe lunghe.

Per distinguere una sillaba breve da una sillaba lunga, è sufficiente seguire le normali regole della sillabazione greca:

  • se una sillaba contiene una vocale breve, è breve (λέγω)
  • se una sillaba contiene una vocale lunga o dittongo, è lunga (δῶρον)
  • se una sillaba contiene una vocale breve che è seguita da due consonanti o da una consonante doppia (ξ, ζ, ψ), la sillaba diventa lunga per posizione (κόλπος, δοξα)

Se però in quest’ultimo caso le due consonanti sono un’occlusiva (κ, γ, χ, π, β, φ, τ, δ, θ) seguita da una liquida (λ, ρ) o da una nasale (μ, ν), la sillaba è ancipite, cioè può essere sia breve sia lunga (πατρος).

Negli schemi metrici le sillabe brevi sono indicate con il segno ˘, mentre le sillabe lunghe con il segno ‾ (esattamente come avviene per le vocali).

I versi delle poesie greche sono suddivisi in blocchi di sillabe chiamati piedi. I piedi più comuni sono i seguenti:

  • dattilo, formato da una sillaba lunga e due sillabe brevi (−∪∪)
  • spondeo, formato da due sillabe lunghe (−−)
  • trocheo, formato da una sillaba lunga e una sillaba breve (−∪)
  • giambo, formato da una sillaba breve e una sillaba lunga (∪−)
  • anapesto, formato da due sillabe brevi e una sillaba lunga (∪∪−)

In ogni piede c’è una sillaba su cui cade l’accento ritmico (chiamato ictus). In altre parole, in ciascun blocco c’è una sillaba su cui la voce deve soffermarsi con maggiore intensità. La sillaba su cui cade l’accento ritmico prende il nome di arsi, mentre le altre prendono il nome di tesi.

Di conseguenza, per leggere in metrica non dobbiamo fare altro che mettere in evidenza le sillabe su cui cade l’accento ritmico.

Facciamo un esempio pratico con l’esametro, un verso formato da sei piedi che a scuola si incontra molto spesso:

Come possiamo notare, qui l’accento ritmico cade sempre sulla sillaba lunga all’inizio di ogni piede. Se a questo punto prendiamo un qualsiasi esametro da un’opera greca, ci basta farne la scansione metrica (cioè distinguere le sillabe brevi dalle sillabe lunghe e segnare quelle su cui cade l’accento ritmico) e poi leggere il verso in metrica:

τίς τ’ἄρ σφωε θεῶν ἔριδι ξυνέηκε μάχεσθαι;

‾ ‾ | ‾ ˘ ˘ | ‾ ˘ ˘ | ‾ ˘ ˘ | ‾ ˘ ˘ | ‾ ˘

τίς τ’ἄρ σφωε θεν ἔριδι ξυνέηκε μάχεσθαι;

All’interno di ogni verso c’è una cesura, una sorta di pausa che divide il verso in due parti. Se la cesura si trova dopo un’arsi, si parla di cesura maschile. Se invece si trova dopo una tesi, si parla di cesura femminile.

La cesura può essere:

  • pentemimera (o semiquinaria), se si trova subito dopo l’accento ritmico del terzo piede
  • eftemimera (o semisettenaria), se si trova subito dopo l’accento ritmico del quarto piede
  • tritemimera (o semiternaria), se si trova subito dopo l’accento ritmico del secondo piede

Ad esempio:

πολλὸν ὑπεκπροθέει, || φθάνει δέ τε πσαν ἐπ’αἶαν

κπέρσαι Πριάμοιο πόλιν, || εὖ δ’οἴκαδ’ἱκέσθαι

οὐλομένην, || ἣ μυρί’ Ἀχαιοῖς λγε’ ἔθηκε

La cesura tritemimera è una cesura secondaria e di solito accompagna un’altra cesura.

Se la cesura si trova contemporaneamente alla fine di una parola e alla fine di un piede, prende il nome di dieresi.

I principali versi della metrica greca

I principali versi della metrica greca sono:

  • esametro
  • pentametro
  • distico elegiaco
  • trimetro giambico

Esametro

È formato da sei piedi e presenta il seguente schema:

Nei primi quattro piedi le due sillabe brevi possono essere sostituite da una sillaba lunga (in teoria anche nel quinto, ma in realtà lì ci sono quasi sempre due brevi).

La cesura più frequente è la pentemimera, ma ogni tanto può capitare di trovare anche l’eftemimera.

Pentametro

È formato da cinque piedi e presenta il seguente schema:

Nei primi due piedi le due sillabe brevi possono essere sostituite da una sillaba lunga.

La cesura è sempre pentemimera.

Distico elegiaco

È formato dalla successione di un esametro e di un pentametro:

Trimetro giambico

È formato da tre metri giambici (un metro giambico equivale a due giambi):

La cesura più frequente la cesura femminile dopo la terza o la quarta tesi (cioè dopo la terza o la quarta sillaba breve).

Come imparare a leggere in metrica

Per imparare a leggere in metrica, possiamo esercitarci seguendo questi passaggi:

  • prendiamo un testo poetico
  • facciamo la scansione metrica (cioè distinguiamo le sillabe brevi dalle sillabe lunghe e segniamo quelle su cui cade l’accento ritmico) di una decina di versi
  • controlliamo che la scansione metrica sia giusta confrontandola con una già fatta
  • leggiamo i versi in metrica ad alta voce

Dopo avere ripetuto un po’ di volte questo procedimento, possiamo iniziare a fare lo stesso lavoro leggendo il testo direttamente in metrica (cioè facendo la scansione a prima vista). Può sembrare difficile, ma bastano cinque versi al giorno per un mese e noteremo un miglioramento significativo.

Leggere in metrica è infatti un esercizio meccanico. Una volta che abbiamo in mente il ritmo del verso, ci verrà quasi automatico riuscire a leggerlo con i giusti accenti ritmici e le giuste cesure. Nel caso dell’esametro abbiamo ad esempio una melodia simile a:

Dobbiamo semplicemente adattare questa melodia al verso che abbiamo di fronte. In che modo? Modificando la melodia ogni volta che le due sillabe brevi sono sostituite da una sillaba lunga (e in questo caso è come se ci fosse un solo “po” al posto di “popo”) o quando la cesura si trova in un’altra posizione.

Fenomeni particolari della metrica greca

Quando leggiamo in metrica, dobbiamo tenere conto dei seguenti fenomeni:

Sinalefe

Quando una parola finisce per vocale e la parola successiva inizia per vocale, la sillaba finale della prima parola e la sillaba iniziale della seconda parola possono formare un’unica sillaba:

ὃς δ φνειότατος γένετο θνητῶν ἀνθρώπων

Qui ad esempio le sillabe δὴ e ἀφ vengono conteggiate come un’unica sillaba (cioè come se le due vocali formassero un dittongo).

Iato

Lo iato si ha quando, pur essendo possibile, non si verifica sinalefe tra due parole:

μοι ἔννεπε

Qui ad esempio il dittongo οι non si unisce alla vocale ε.

Sinizesi

Due vocali contigue che normalmente apparterrebbero a due sillabe separate vengono conteggiate come un’unica sillaba. Ad esempio, nella parola Πηληιάδεω il gruppo vocalico εω forma un’unica sillaba (anche se le due vocali in realtà sono separate).

La sinizesi è anche chiamata sineresi.

Correptio in iato

Una vocale lunga o un dittongo in fine di una parola che sono seguiti da una parola che inizia per vocale (sia breve sia lunga) o dittongo vengono considerati brevi:

ὄζῷ ἔνι

Qui ad esempio ω, pur essendo una vocale lunga, viene conteggiata come una sillaba breve, dato che è seguita da ε.

Attenzione

La lettura metrica che impariamo a scuola in realtà non rispecchia del tutto la vera lettura metrica greca, perché tutto quello che facciamo è limitarci a spostare i normali accenti delle parole sulle sillabe su cui cade l’accento ritmico. Questa cosa è dovuta al fatto che in italiano non esiste quella differenza tra sillabe brevi e lunghe che esiste in greco, per cui ci risulta più facile cambiare gli accenti piuttosto che marcare bene la differenza tra una sillaba breve e una sillaba lunga con la voce.

Facciamo un esempio pratico per capire meglio questa cosa:

πολλὸν ὑπεκπροθέει, φθάνει δέ τε πᾶσαν ἐπ’αἶαν

Questo verso non andrebbe letto mettendo un semplice accento sulle sillabe lunghe all’inizio di ogni piede, ma facendo sentire bene l’alternanza di sillabe brevi e lunghe secondo lo schema metrico dell’esametro:

póllon ypékprotheéi, ftanéi de te pásan ep’áian

poollon ypeekprotheei, ftanei de te paasan ep’aian